L’immagine in evidenza rappresenta un dettaglio di palazzo Meli del Monte oggi (Federico Duca, 2020)
Palazzo Meli del Monte è una delle residenze signorili più insigni presenti a Trento tra quelle portate a termine nella prima metà del ‘500. L’architettura rinascimentale del palazzo allora veniva riconosciuta come un’architettura “moderna” e innovativa e questo palazzo non ne è l’unica testimonianza presente nel capoluogo. Il palazzo sorge nella zona detta del “Cantone”: documenti del ‘600 lo citano come “cantone delle herbe” o come “piazza ove si vende il cacio”.


Il palazzo fu bombardato e prese fuoco il 13 maggio 1944, il bombardamento fortunatamente non danneggiò totalmente le mura perimetrali e i suoi affreschi, ma l’edificio fu sostanzialmente sventrato dalle bombe. Se solo quelle bombe fossero cadute qualche centimetro più in là, oggi i nostri occhi non potrebbero rinfrescarsi di bellezza quando, passandogli accanto, riusciamo a ribellarci allo schermo del nostro smartphone.

Nel 1780 il palazzo fu venduto a Giacomo Barbacovi, che ne curò il restauro del tetto, ma a causa di un indicente, la marcia trionfale che era affrescata nel sottogronda, venne eliminata. È per questo che se osserviamo il tetto possiamo notare che gli affreschi finiscono ben prima della copertura.

Domina dall’alto il prospetto principale lo stemma dell’imperatore Massimiliano I, con l’aquila nera a due teste. Tutto intorno al palazzo c’è la raffigurazione delle imprese eroiche di Ercole, narrate anche sul prospetto che dà su via San Marco. Le imprese di Ercole alludono chiaramente alla forza e alla virtù dell’imperatore, che soggiornò a Trento proprio a conclusione della costruzione del palazzo. In entrambi i prospetti si può notare la perfetta integrazione tra architettura reale e architettura dipinta: un sistema decorativo che sembra portarci per un attimo tra le vie affrescate della bellissima Verona.

Bibliografia:
• Gente di Quartiere, R. Francescotti, Editrice Innocenti, Trento, 1980.
• Articolo presente sul sito di Trentino Cultura a cura di E. Chini e dalla rubrica “Apprendisti Ciceroni per il FAI” a cura degli studenti del Liceo Classico G. Prati coordinati dalle dott.sse Doniselli e Cinelli sempre presente sul sito di Trentino Cultura.